La comunicazione partecipata. Narrare l'azione pubblica by Stefano Sepe & Ersilia Crobe

La comunicazione partecipata. Narrare l'azione pubblica by Stefano Sepe & Ersilia Crobe

autore:Stefano Sepe & Ersilia Crobe [Sepe, Stefano & Crobe, Ersilia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Luiss
pubblicato: 2015-06-14T22:00:00+00:00


4.5 Gli sviluppi attuali: la trasparenza come “grimaldello”

La recente approvazione del D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33 recante “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”29 che, insieme al D.L. 83/12 e alla legge 190/2012, impone alle pubbliche amministrazioni nuovi obblighi di pubblicazione sui siti web istituzionali, sanzionando direttamente le omissioni totali o parziali, può essere considerata una naturale evoluzione del percorso normativo finora ricostruito. Si mettono in campo adempimenti formali per la piena affermazione di quella “amministrazione trasparente” tanto auspicata nei decenni scorsi e si conferma la necessità di una trasparenza totale come elemento imprescindibile per un percorso di innovazione reale delle pubbliche amministrazioni.

Si è andata delineando, tramite queste novità normative, un’evoluzione del concetto di trasparenza, arrivando ad una nozione diversa e ben più ampia di quella affermatasi nei primi anni ’90. Il principio richiamato nel D.Lgs. 150/2009 e rafforzato nella delibera 105/2010 della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche30, ha sancito il definitivo superamento del mero diritto di accesso ai documenti amministrativi regolato dalla legge 241/1990 e contribuito all’affermazione di un diritto alla trasparenza da intendersi come «accessibilità totale […] delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione […]»31.

«L’accessibilità totale – si legge nelle “Linee guida per la predisposizione del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità” – presuppone […] l’accesso da parte dell’intera collettività a tutte le “informazioni pubbliche”, secondo il paradigma della “libertà di informazione” dell’open government di origine statunitense. Una tale disciplina è idonea a radicare, se non sempre un diritto in senso tecnico, una posizione qualificata e diffusa in capo a ciascun cittadino, rispetto all’azione delle pubbliche amministrazioni, con il principale “scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità” (articolo 11, comma 1, del decreto [D.Lgs. 150/2009])»32.

Un impulso determinante all’affermazione del tema open government come strumento essenziale di innovazione delle pubbliche amministrazioni è arrivato – come si ricorda nella Direttiva – dal forte impegno dell’amministrazione Obama, che a partire dal 2009, con il Memorandum on Transparency and Open Government e la Direttiva Open Government33, ha disegnato un nuovo modello di amministrazione fondato sui principi di trasparenza, partecipazione e collaborazione34. La trasparenza diventa un valore prioritario per le attività delle amministrazioni.

In seguito alla pubblicazione del Data.gov americano la pratica dei data store si è diffusa anche in altri paesi, quali il Regno Unito, Australia e Canada. Nel dicembre 2012 è stato pubblicato anche il portale europeo open-data.europa.eu. La prima esperienza in tema di openness nel nostro paese è stato il progetto regionale dati.piemonte.it, al quale sono seguite altre esperienze “particolari”, fino alla creazione di Dati.gov.it, portale nazionale dei dati aperti.

L’open government ridefinisce il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino «spostando il focus della relazione da un approccio orientato all’erogazione di servizi in cui il cittadino è fruitore di prestazioni erogate



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